
Come può un nomade digitale trasferirsi in Portogallo? La famosa legge portoghese sui visti per i nomadi digitali, che sta attirando l'attenzione anche dell'estero, è entrata in vigore il 30 ottobre 2022 e consentirà agli stranieri di soggiornare per un anno in Portogallo lavorando da remoto. La creazione di un visto di soggiorno per l'esercizio dell'attività professionale, erogato a distanza fuori dal territorio nazionale, rientra nella revisione della Legge sull'Immigrazione del Portogallo, che è stata applicata da fine ottobre 2022. Di seguito spiegheremo cosa entra in gioco con la nuova legge grazie all'aiuto di esperti legali oltre a fornire tutti i dettagli sul nuovo visto come nomade digitale del Portogallo nel 2022.
Il nuovo visto per nomadi digitali del Portogallo nel 2022
Questo visto per nomadi digitali in Portogallo, introdotto tra le numerose novità previste dalla legge n. 18/2022 del 25 agosto, consente al suo titolare di risiedere in Portogallo allo scopo di lavorare nel Paese, anche se a distanza, per una persona fisica o giuridica con residenza o sede al di fuori del territorio nazionale.
Visto D7: il precedente visto di soggiorno in Portogallo per i lavoratori a distanza
"Era già possibile in precedenza per questi professionisti ottenere un visto di soggiorno per il Portogallo, applicando al caso la disposizione generale prevista dall'art. 58, n. 3 della Legge 23/2007, nell'ambito di un iter denominato visto D7 ", chiarisce Lamares, Capela & Associados, rilevando che il visto D7 è il visto appropriato per pensionati e titolari di reddito passivo, tra gli altri, ed era quello che, fino ad ora, era largamente applicato dai Consolati portoghesi in tutto il mondo per consentire la residenza legale in Portogallo ai lavoratori a distanza e ai fornitori di servizi".

La presentazione del visto D7 per lavoratori a distanza e fornitori di servizi è stata effettuata sulla base dei documenti generali per il rilascio di un eventuale visto di soggiorno, nonché della prova del rapporto di lavoro con l'azienda con sede all'estero, ovvero attraverso un contratto di lavoro/prestazione di servizi, una dichiarazione firmata dall'azienda o eventuali ricevute di stipendio.
Quanto al valore delle retribuzioni mensili, queste dovrebbero essere pari o superiori al salario minimo nazionale alla data della domanda.
Nuovi requisiti per i visti per nomadi digitali Portogallo nel 2022: procedura di richiesta
Come funzionano i visti per nomadi digitali in Portogallo? Attualmente, la domanda di visti di soggiorno per nomadi digitali (per l'esercizio di attività professionale erogata a distanza fuori dal territorio nazionale), oltre a richiedere la presentazione dei documenti generali per qualsiasi tipologia di visto di soggiorno, è corredata dei seguenti documenti.
In situazioni di lavoro subordinato, è richiesto uno dei seguenti documenti:
- Contratto di lavoro;
- Promessa di contratto di lavoro;
- Dichiarazione del datore di lavoro comprovante il rapporto di lavoro.

In situazioni di attività professionale indipendente, è invece richiesto uno dei seguenti documenti:
- Statuto;
- Contratto di fornitura di servizi;
- Proposta scritta di contratto per la prestazione di servizi;
- Documento dimostrativo dei servizi forniti a uno o più enti;
- Prova del reddito medio mensile percepito negli ultimi tre mesi nell'esercizio di un'attività professionale subordinata o indipendente di valore minimo pari a quattro compensi mensili minimi garantiti;
- Documento comprovante la residenza fiscale.
Come si evince dall'analisi della documentazione per la domanda di visto di soggiorno per lavoratori a distanza, sono solo due i requisiti che differiscono dal precedente visto D7:
- prova del reddito medio mensile degli ultimi tre mesi con un valore minimo pari a 2820 euro (nel 2022) e 3040 euro (nel 2030);
- documento comprovante la residenza fiscale del Richiedente.
Domande rimanenti sul visto per nomadi digitali del Portogallo

Di questa revisione legislativa effettuata dal governo socialista di António Costa, resta da capire:
- come verrà effettuato il controllo sulla veridicità dei rapporti contrattuali con i soggetti all'estero;
- quali criteri sono stati utilizzati per arrivare alle “quattro retribuzioni mensili minime garantite”.
Riguardo al primo punto, gli specialisti anticipano che sarà molto difficile, se non impossibile, per il Consolato poter valutare se un contratto di prestazione di servizi firmato tra due persone, anche se si traduce in alcuni bonifici sul conto corrente del Richiedente, è o non è basato su un reale rapporto contrattuale e non è solo fittizio tra le parti al solo fine di ottenere un visto di soggiorno.
In relazione al secondo punto, il dubbio ha più a che fare con una questione di coerenza giuridica, poiché fino a poco tempo fa il criterio applicabile era il salario minimo nazionale e ora il requisito è quattro volte quello.

Va notato che un lavoratore/fornitore di servizi altamente qualificato che lavora per un'azienda con sede in Portogallo deve solo dimostrare di guadagnare 1400 €/mese per ottenere un visto di soggiorno per il Portogallo. Un lavoratore a distanza dovrà invece dimostrare più del doppio, non comprendendo il motivo di tale requisito.
Se l'idea, in effetti, era quella di attirare lavoratori a distanza, gli esperti ritengono che sarebbe stato importante guardare l'esempio di altri paesi che offrono anche questo tipo di visti e rendersi conto che offrono condizioni meno rigide per chi vuole lavorare a distanza in Europa e questo può portare questi candidati a scegliere di trasferirsi in questi paesi (es. Italia, Ungheria, Malta, ecc.) invece che in Portogallo.